Silvana Silvestri/Il Manifesto

Come già fecero Mario Soldati, Gregoretti o Gianni Amelio, anche Daniele Segre si è messo in viaggio in un momento cruciale della storia sociale ed economica italiana alla scoperta della gioventù che costruirà il futuro del paese: Volti, viaggio nel futuro dell'Italia è il nuovo programma di Raitre in sei puntate che andrà in onda da mercoledì 4 febbraio alle ore 23.40, ovvero la fascia oraria delle meraviglie televisive.
Ma oggi raccontare la realtà non è facile come una volta, raccontare poi la realtà alla televisione ha dell'impossibile, e in ogni caso oggi si chiama reality ed ha a che fare con la pesante messa in scena. Daniele Segre è uno degli inventori del documentario, si contrappone con altrettanta forza alla realtà che racconta, agisce con un rispetto e una lealtà ormai sconosciuti. La stessa delicatezza di Pasolini nel porre le domande nei suoi «Comizi d'amore» la ritroviamo anche nel lavoro di Segre, nel predisporre le luci e nel fare di ognuno un essere speciale, responsabile delle loro vite come un autore è responsabile dei suoi personaggi.
I giovani che sono la bellezza e la gioia di vivere, sembrerebbero materia facile per un autore come Segre che ha tratto veri sortilegi da situazioni esplosive trai minatori sardi o è riuscito ad arrivare nelle più strette vicinanze di persone lontanissime dal mondo come quelle affette da Alzheimer e ha colpito al cuore con le diversità dei suoi personaggi simili a tutti gli altri. Ma i giovani sono anche un oggetto abbastanza misterioso per accompagnarlo in questa indagine: dalla scuola del teatro stabile di Torino fondata da Ronconi dove si mette in scena Goldoni, ai figli degli albergatori di Bellaria nel passaggio delle consegne da parte dei genitori con la prospettiva delle moderne innovazioni, ai ragazzi che si occupano del commercio equo e solidale a Capodarco Veneto, ai giornalisti del settimanale no-profit Vita di Milano, attiva nel dare voce a chi non ce l'ha, agli allievi della scuola di animazione del Centro sperimentale dislocata a Chieri. «E' stata un'esperienza stimolante, un'occasione di verificare le condizioni di un benessere in uno stato di malessere». Segre usa il termine «viaggio nutriente» perché, dice, ha voluto raccontare i giovani che hanno un obiettivo, senso del sacrificio e voglia di costruire un futuro. «Il benessere prevale sul malessere perché li vogliono privare della gioia di vivere a cui contrappongono il benessere delle idee, di un ottimismo concreto. I giovani possono costruire il loro futuro con dignità provando a vedere se ce la fanno. La mia scelta è non lamentarsi sempre, ma far vedere cosa si può fare di positivo». è una grande campionatura di ragazzi in gamba, dice, che si raccontano in modo imprevedibile rispetto ai ,grandi temi della politica e della società, ma anche della vita di tutti i giorni, dell'amore e della morte. «Pur nella loro complessità hanno sogni e quello che manca nel nostro tempo sono proprio i sogni. Ascoltarli è un grande stimolo perchè si sente che vale la pena andare avanti nonostante tutto. Ci sono i sentimenti e le emozioni». Dov'è il climax drammatico che alza l'audience? il pianto? il lamento d'obbligo? Attori e albergatori, giornalisti e volontari non sono certo categorie a rischio: «Non è detto che queste storie non raccontino anche il disagio: volevamo andare a rintracciare gruppi in modo che il contesto facesse da collante ai singoli racconti». In seguito, forse, il viaggio continuerà più a sud.